Bar Arte Est, Interior design come istallazione
temporanea – Bar art east , Interior Design as
temporary installation

sezioneA-A

Un incarico per l’allestimento di un locale pubblico può diventare occasione per trattare il tema dell’interior design come fosse una istallazione, un’architettura con un suo contenuto proprio, una sua forma e delle idee ad essa connesse. L’intento è quello di discostarsi in maniera radicale dal modo di trattare tale disciplina ancora come arredamento o come l’applicazione di uno stile. Muovendo dalla sintesi di Bar-Arte-Est (da cui il nome Bartes) a voler rimarcare la vocazione di Ancona come link balcanico, il tema si amplia da un lato a rappresentare il sentimento della “koinè” adriatica o ancor più mediterranea e dall’altro lato a immaginare una società fatta non di spazio e edifici ma piuttosto di luoghi, di occasioni (anche provvisorie) di relazioni, di superfici, che descrivono una componentistica fluida, trasferibile, leggera e temporanea che può restare indeterminata potenzialità, mettendo insieme funzionalità poco definite e grandi capacità relazionali. Come nelle dimore nomadi, nelle strutture leggere e provvisorie delle enclaves suburbane o nell’architettura spontanea popolare, una pelle ben distinta dall’involucro murario -fatta di elementi leggeri metallici- riveste soffitto e pareti, creando una dialettica tra soggetto-sfondo, primo piano-secondo piano, diaframma-spazio solido retrostante. Il vuoto che ne scaturisce è importante come dissoluzione di quanto solitamente tende ad occupare in modo stabile, immobilizzante.

An assignment for setting up a public venue can become an opportunity to deal with the theme of interior design as if it were an installation, an architecture with its own content and form and ideas connected to itself. The intent is to depart radically from the way of treating such a discipline still as furnishing or as the application of a style. Moving from the synthesis of Bar-Arte-Est (hence the name Bartes) in order to emphasise the vocation of Ancona as a Balkan link, the theme expands on one side to represent the feeling of the Adriatic or even more Mediterranean “koinè” and on the other one to imagine a society not made of space and buildings, but rather of places, occasions (even temporary) of relationships, of surfaces, which describe a fluid, transferable, light and temporary component that can remain an undetermined potential, putting together rather vague functionalities and great interpersonal skills. As in the nomadic dwellings, in the light and temporary structures of the suburban enclaves or in the popular spontaneous architecture, a skin well distinct from the building envelope – made of light metallic elements – covers the ceiling and the walls, creating a dialectic between subject- background, first-floor – second floor, diaphragm-solid space behind. The resulting vacuum is important as a dissolution of what usually tends to occupy in a stable, immobilizing manner.

piante

Anno di progettazione – Year of design: 2010
Luogo – Place: Ancona
Progetto – Project: arch. Simone Subissati
Collaboratori – Collaborators: Nicoletta Mosca,
arch. Stefania De Chirico
Graphic design – Marzia Luchetti
Foto – photo: Roberto Piccinni