Un’opera dal carattere sacro –seppur temporanea- dovrebbe avere la proprietà di generare intorno a sé uno sguardo di silenzio, promuovere uno sguardo diverso sulla realtà, uno sguardo crudo, astratto, grazie al quale il mondo si offre sotto il segno della contemplazione. Attraverso questo silenzio non si ottiene di fuggire dal reale o soppiantarlo. Piuttosto di coglierne le dimensioni occulte e nascoste.

L’austerità può essere una scelta estetica così come un’esigenza etica.

Il vuoto (il silenzio) generato è attraversato dal mistero. Ciò significa che la struttura che tiene in piedi l’edificio non viene nascosta, ma è foderata da un leggerissimo tessuto bianco, una membrana che avvolge la struttura come un bozzolo.

La parte absidale che è il cuore del progetto, è un arazzo tridimensionale dove lo scheletro Layher si fonde con i setti microforati in poliestere stampato. L’iconografia dell’arazzo che solitamente è a supporto dei crocifissi lignei, viene rievocata, reinterpretata e fissata velatamente nei diafani teli mesh dall’opera dell’artista Marzia Luchetti.

Anche alla luce è affidato il compito di esprimere il senso trascendente. La luce filtrata dai tessuti contiene intonazioni molto diverse e in questo gioco di variazioni e contrasti –compreso l’effetto “moiret” dato dalla rifrazione attraverso i due diaframmi forati- si trova una delle chiavi del progetto.

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Anno di progettazione – Year of design: 2016
Luogo – Place: Ancona
Progetto – Project: arch. Simone Subissati
Collaboratori – Collaborators: arch. Alice Cerigioni

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